Come si affronta un calendario ricco di impegni come quelli dei ciclisti moderni?
La stagione di un atleta professionista conta circa 60 – 80 giorni di gara. Novembre e dicembre sono dedicati alla preparazione. A gennaio partono le gare. La nostra squadra ha la fortuna di sapere a quale calendario aderire e gli atleti conoscono in anticipo i loro impegni agonistici. Tra una gara e la successiva inseriamo spesso training camp in altura per stimolare la produzione di globuli rossi. Il mio compito è quello di concordare con l’atleta le metodologie più adatte a farlo rendere al massimo.
Si discute molto sulla credibilità del ciclismo, l’argomento torna ogni volta che un atleta famoso subisce una squalifica.
Di certo sta facendo la figura dello sport dopato. Il ciclismo però ha però norme molto severe, come l’introduzione del passaporto biologico e dei controlli 24 ore su 24. Ho l’impressione che invece l’atteggiamento di altri sport sia quello di chi prova a nascondere tutto sotto il tappeto. Anche la mia squadra ha un atteggiamento molto severo, e già nel contratto pone precisi vincoli.
E’ possibile debellare il doping, o se non altro ridurre al minimo la sua incidenza?
Più che regole serve educazione. Ogni allenatore a qualsiasi livello la deve imporre. Poi serve eliminare tutto ciò che è illecito e ridurre drasticamente anche l’utilizzo dei quegli integratori di cui oggi spesso si abusa.
Se dovessi sintetizzare in tre parole la tua metodologia di lavoro quali utilizzeresti?
Competenza: è necessario avere una diploma Isef o una laurea in Scienze Motorie, non gli attestati che si ottengono in altri corsi a pagamento dove promuovono tutti. Esperienza, prima come atleta, poi come allenatore sia di livello amatoriale che molto elevato. Meglio se sono gli atleti stessi a cercarti grazie al passa parola tra di loro. Passione: non ho mai allenato e fatto questo mestiere mettendo davanti l’aspetto economico. La passione è l’unico motivatore.
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