
PROVINCIA - I primi ad andarsene sono stati Comune e Provincia di Alessandria. La Regione, tramite Finpiemonte, potrebbe essere la prossima.
Cambia ma non muore Retroporto Spa, società nata per promuovere lo scalo ferroviario di Alessandria quale retroporto naturale ligure, divenuta una Srl. Come
annunciato verso la fine del 2012, palazzo Rosso e palazzo Ghilini hanno fatto marcia indietro. L'alternativa allo scioglimento è stata l'acquisizione delle quote “in dismissione” da parte di Slala.
“Gli obiettivi della società, che non si scioglie ma si trasforma, restano i medesimi”, conferma il direttore di Slala Antonino Andronico. Anche la Regione ha manifestato
l'interesse a cede le proprie quote e Slala valuterà se rilevare anche quelle, restando di fatto l'unica rappresentanza alessandrina in una società che dovrebbe promuove Alessandria come polo logistico.
Che la
fondazione Slala (sistema logistico del Nord Ovest) abbia intenzione di
riprendersi un ruolo nel panorama territoriale lo dimostra anche il
tavolo convocato per il 13 febbraio sul Terzo Valico. A chiederlo erano stati i sindacati Cgil,Cils e Uil, preoccupati dall'assordante silenzio e dalla mancanza di risposte ad una serie di questioni legati alla grande opera.
“L'ultima chiamata” avevano detto in una conferenza Parodi (Cgil), Ferraris (Cisl) e Gregori (Uil). Slala ha risposto, facendosi promotrice di un confronto. “Si parlerà soprattutto
di logistica, perchè non riteniamo che il terzo valico abbia un senso se lascia qualche cosa sul territorio e non solo un tunnel”, ribadisce Paolo Parodi.
“Ci sono comuni, come Novi, che attendono risposte sul tema della logistica e del rilancio degli scali ferroviari, legati al terzo valico. Un loro coinvolgimento diventa pregiudiziale. E' ben vero che, essendo il terzo valico una legge obiettivo, un singolo comune non ha il 'potere' di opporsi, ma vale la pena di prendere posizione, anche se solo politica”, dice
l'assessore ai lavori pubblici della Provincia Graziano Moro.
Prioritario, secondo i sindacati, ma anche secondo l'assessore provinciale, affrontare “una volta per tutte la questione della presenza dell'amianto”.
“Se l'amianto è presente occorre adottare garanzie per i lavoratori, per il trasporto, per lo stoccaggio”, dicono Parodi e Moro.
Tra i punti già fissati nel tavolo regionale che si è aperto lunedì c'è anche “l'istituzione di un
presidio permanente di cui faranno parte i tecnici della Regione e Arpa che avrà il compito di rapportarsi con l'osservatorio ambientale romano. E' importante avere sul territorio, meglio Novi o Arquata, un punto di riferimento, piuttosto che Roma”, aggiunge l'assessore Moro.